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11 settembre a Varese

5 dicembre 2021

Un incontro per approfondire cosa accade e accadrà alla sanità lombarda.

E per capire cosa possiamo fare per difendere il nostro diritto alla salute e alla cura.

Scioperano i giovani per il clima. E noi lavoratori no?

23 settembre 2021

Venerdì 24 settembre Fridays for future propone lo sciopero globale per il clima.

Lo fanno con appelli che rivolgono agli adulti, ai lavoratori e alle lavoratrici.

Lo fanno con la consapevolezza che il mondo del lavoro è un interlocutore “ineludibile”.

Così scrivono:  

Le due lotte, quella per un pianeta vivibile e quella per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, sono inscindibili. La necessaria conversione a un sistema ecologicamente sostenibile deve andare di pari passo con la tutela dei diritti dei lavoratori e delle fasce più deboli della popolazione, su cui si scarica il fardello dei costi ambientali. La transizione ecologica può funzionare solo se portata avanti rispettando i principi di giustizia sociale, ambientale e climatica. E contrariamente a quanto spesso si sente ripetere, creerà nuovo lavoro, un lavoro migliore per le persone e per il clima”.

Mi sarebbe piaciuto che la CGIL, che è il sindacato a cui sono iscritta, ma anche le altre forze sindacali, avessero ascoltato questo appello. Avessero proclamato uno sciopero generale e invitato i propri delegati a scendere in piazza coi giovani.

Non basta aderire al Global climate strike. Quando dei giovani proclamano uno sciopero globale, si sciopera.

Certo non sarebbe stato uno sciopero di massa, ma sarebbe stato un segnale forte.

Quante volte ci diciamo che i giovani non si avvicinano ai sindacati e alla politica? Ecco, una risposta chiara e forte al loro appello forse ci avrebbe avvicinato.

Intanto a Gallarate noi di Officina di cura urbana abbiamo deciso da che parte stare

Mi presento

20 settembre 2021

Sono nata a Gallarate ormai 52 anni fa. Mi sono laureata in psicologia svolgendo diversi lavori precari. Per 20 anni ho fatto l’educatrice in strutture residenziali e diurne per persone con disabilità psichica: un lavoro meraviglioso che mi ha dato tanto. Ora lavoro presso un Comune, in ambito sociale.

Sono stata eletta delegata sindacale nel mio luogo di lavoro e sono iscritta all’ANPI e a Greenpeace.

Faccio parte del Comitato per il diritto alla salute del Varesotto, che da tempo si batte contro l’ospedale unico e la chiusura dell’ospedale di Gallarate, per una sanità pubblica territoriale.

Adoro la pizza. Ma mi piace aprirmi alle culture, ai saperi e ai sapori.

Non potrei vivere senza un cane al mio fianco, che ho sempre preso al canile.

A Gallarate sono stata consigliera comunale e assessora all’ecologia e alla partecipazione. Poiché vivo la politica come servizio, non sono mai stata coinvolta in faccende di tangenti e mense dei poveri. Dovrebbe essere scontato, ma di sti tempi, conviene dirlo.

PIU’ CHE ESASPERANTI, SIAMO ESASPERATE

18 settembre 2021

Se hai la fortuna di avere una vita sessuale ricca, sei una troia. E te lo sei cercato l’insulto.

Se vai in giro di notte, magari con la minigonna, te lo sei cercato lo stupro.

Se te ne stai in casa, diventi esasperante. E te lo sei cercato il femminicidio.

Comunque vada è colpa tua. Sei nata donna e quindi te la sei cercata.

Infanghiamo la vittima, per giustificare il carnefice.

Altro che esasperanti, siamo decisamente esasperate.

PS Informo gli uomini che uccidono o maltrattano, gli uomini che giustificano altri uomini che picchiano o uccidono e la Palombelli che in Italia esiste il divorzio. Se trovi tua moglie, la tua compagna, la tua convivente esasperante, puoi chiedere il divorzio. Vale anche al contrario, per le donne. Ma quante notizie avete letto di moglie che uccidono il marito?

Una drag queen in città

17 settembre 2021

Presentare idee, candidate e candidati con una drag queen?

La bizzarra idea di Officina di cura urbana ha scandalizzato il (per poco ancora) sindaco di Gallarate. Che non ha perso occasione per comportarsi da bulletto.

Cercare invece di praticare la politica, tenendo insieme pensiero e ironia, spingendo a riflettere insieme ad una risata, divertendo e divertendosi, indica l’attenzione al benessere, al ben – essere ovvero allo “stare bene” ed “esistere bene“.

Al ben-stare di tutti e tutte. Affermando il diritto di ciascuno e ciascuna a mostrarsi come si è, colorate, esagerate, ma soprattutto libere. Sovvertendo i tradizionali dogmi imposti dal patriarcato.

Affermando, in una società in continuo mutamento, la necessità di liberarsi da pregiudizi e stereotipi che faticano a sparire.

E facendolo non con un noioso pippone, ma con una divertente serata artistica.

ECCO CHI VUOLE L’OSPEDALE UNICO

12 settembre 2021

Le carte vengono scoperte. Cattaneo, venuto a Gallarate a sostegno della lista di Lozito, che sostiene Cassani, parla dell’ospedale unico come di opportunità.

Opportunità per chi?

Non certo per noi cittadini e cittadine che abbiamo bisogno di cure. Ospedale unico significa chiudere l’ospedale di Gallarate e lasciarlo progressivamente morire (mentre si smantella anche l’ospedale di Somma Lombardo), un solo pronto soccorso, meno posti letto, liste di attesa più lunghe.

Forse invece è una bella opportunità per la sanità privata, che Regione Lombardia, Lega, Fratelli d’Italia e compagnia già foraggiano abbondantemente, per poi non avere abbastanza risorse per la sanità pubblica.

Al di là dunque del temporeggiare in campagna elettorale di Cassani, improvvisamente diventato dubbioso dopo avere sostenuto l’ospedale unico, mettendo gli interessi di partito al di sopra degli interessi della città, diventa evidente che il sostegno all’ospedale unico continua.

Tutto ciò, ricordando che dell’ospedale unico si parla anche nelle intercettazioni sugli indagati coinvolti in un sistema di tangenti, finanziamenti illeciti, nomine e appalti pilotati in Lombardia.

Consumare il futuro

29 luglio 2021

E’ quello che facciamo da oggi.

Oggi è l’Earth Overshoot Day. Oggi abbiamo terminato di consumare tutte le risorse che il pianeta riesce a produrre in un anno. Per i prossimi 5 mesi, consumiamo il futuro.

Quando vediamo i fiumi cancellare case e vite, quando disastrose grandinate distruggono auto e raccolti (428 grandinate quest’estate dice Coldiretti, record dell’ultimo decennio), quando insetti di altri continenti distruggono boccioli di rose e interi boschi, quando i cinghiali scendono nelle strade e spiagge, quando un virus passa dall’animale all’uomo causando una pandemia mondiale, quando succede questo non è sfiga, non è destino.

E’ conseguenza dell’uso dissennato dell’ambiente, dello sfruttamento irresponsabile del territorio, della ricerca del profitto che si mangia il nostro futuro, della tangente per continuare a costruire edifici che nessuno abita.

A livello globale, nazionale e cittadino.

E’ conseguenza di scelte che facciamo, di comportamenti che agiamo, di silenzi complici che lasciano fare perché così fan tutti, di voti dati in cambio di favori.

O cambiamo o moriremo. E sarà presto.

Chi è stato a Genova non può dimenticare

19 luglio 2021

Dopo 20 anni pensavo di avere rielaborato la paura e la rabbia. Invece a riparlarne e a rivederne le immagini tornano con la stessa forza.

Avevamo ragione e stavamo costruendo un consenso ampio, popolare. Lo sentivamo e lo vedevamo nella stessa Genova, con l’enorme manifestazione di sabato nonostante l’assassinio di Carlo Giuliani. Lo vedevamo dalle mutande appese alle finestre, dagli applausi e dall’acqua gettata dalle finestre a lenire un caldo infernale, dal sentirci insieme al di là delle tante appartenenze.

Per questo hanno voluto annientarci. Per questo hanno fatto della Costituzione carta straccia. Per questo hanno manganellato e manganellato e manganellato. Non gli è bastato uccidere un ragazzo. Hanno voluto anche assalire una manifestazione autorizzata, picchiare, umiliare, ferire nel corpo e nello spirito.

CI sono riusciti. Manifestare non è più stata la stessa cosa. Incontrare un carabiniere per strada non è più stata la stessa cosa. Ancora oggi, quando vedo una divisa, mi irrigidisco, attraverso la strada, mi metto in sicurezza.

Ancora oggi rivedo il ragazzo col braccio rotto trasportato da suoi compagni, la signora accasciata piangente col volto sanguinante, le mani bianche che diventano rosse a tentare di proteggere ferite.

Ancora oggi vedo gli sguardi impauriti, a chiedersi se stava davvero accadendo. Sento i fiatoni per le corse infinite a fuggire il manganello e le botte. Sento le urla di chi è rimasto indietro e viene colpito. Sento i genovesi chiamarci, aprire i portoni delle case per proteggerci.

Ma anche questo non è bastato. Hanno voluto anche massacrare alla scuola Diaz e a Bolzaneto, inventare prove inesistenti, mentire per giustificare la carneficina. Al canto di faccetta nera, ubbidivano a ordini incostituzionali, sporcando l’Italia col sangue e col fascismo mai sopito.

E come allora, torno a piangere. Per la paura e la rabbia. Per l’ingiustizia subita e non riconosciuta dallo Stato italiano. C’è voluta la Corte europea dei diritti umani per riconoscere che ci fu tortura. TORTURA.

E come allora non mi arrendo. Per Carlo, per i tanti picchiati al corteo, per i torturati di Bolzaneto. Per un mondo migliore, di cui oggi c’è ancora tanto più bisogno.

Ospedale unico: l’incompetenza e gli interessi in cattedra

9 luglio 2021

Alcune domande poste dal Comitato per il diritto alla salute sull’ospedale unico, in occasione della commissione congiunta dei Comuni di Gallarate e Busto Arsizio.

Quella per evitare il “dibattito pubblico” sull’opera, come prevede la legge (Busto Arsizio ha votato per evitarlo).

Quella dove il dirigente della Regione Lombardia non si è presentato.

Quella dove si è scoperto che il dibattito pubblico non deve essere fatto subito, ma dopo tutta una serie di altri atti mancanti. Dopo 2 accordi di programma scaduti, ora hanno fretta di fare senza la partecipazione dei cittadini. Sarà perché i cittadini sono contrari?

Quella dove il sindaco di Gallarate si è accorto che continuare a sostenere l’ospedale unico in campagna elettorale non conviene e preferisce rinviare a dopo le elezioni.

Quella dove Regione Lombardia non ha saputo dire se i soldi del PNRR possono essere usati per la costruzione dell’ospedale unico. A leggere le norme, pare proprio di NO.

Il Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto

  • dopo avere assistito alle riunione della commissione consiliare “Nuovo Ospedale” del 28 giugno
    2021, e del consiglio comunale di Busto Arsizio del 29 giugno 2021, che ha espresso parere
    favorevole alla deroga al “dibattito pubblico”, previsto dalla Legge 50/2016;
  • dopo avere letto sulla stampa degli esiti della commissione consiliare “Capigruppo –
    Pianificazione Territoriale – Welfare” di Gallarate del 1 luglio 2021;
  • in vista della commissione congiunta Busto A.- Gallarate del 7 luglio, in cui il Direttore Generale
    Welfare di Regione Lombardia Giovanni Pavesi e il Direttore Generale dell’ASST Valle Olona
    Eugenio Porfido illustreranno il progetto di massima del nuovo ospedale;
    prova
  • sgomento, per la disinvoltura con cui la maggioranza del consiglio comunale di Busto Arsizio,
    sostenuta da Busto al Centro, ha assentito all’estromissione della cittadinanza dal processo
    decisionale in merito al futuro del sistema sanitario territoriale;
  • sconcerto perché, a due anni e mezzo dalla delibera regionale XI/1166 del 21/01/2019 di
    “Promozione dell’accordo di programma per la realizzazione del nuovo ospedale Busto ArsizioGallarate”, scaduta nel gennaio del 2020, i sindaci dei comuni di Busto Arsizio e Gallarate, che
    dovrebbero far parte del “comitato dell’accordo” istituito allo scopo, paiono all’oscuro di una
    qualsivoglia ipotesi progettuale;
  • indignazione, per la pochezza delle argomentazioni a favore dell’ospedale unico della
    maggioranza di Busto Arsizio, oltre che della minoranza di Busto al Centro, sostanzialmente
    riconducibili a problemi logistici e di comfort dei ricoverati, che con ogni probabilità potrebbero
    trovare soluzioni alternative alla costruzione di un nuovo ospedale, o all’unanime volontà dei
    primari millantata dal sindaco Antonelli;
  • preoccupazione, perché l’ipotesi dell’ospedale unico ha portato finora solo alla chiusura e
    all’accorpamento di reparti negli attuali ospedali, e il trascinarsi di questa idea non può che favorire
    l’ulteriore ridimensionamento e dequalificazione dei servizi sanitari pubblici esistenti, a vantaggio
    delle strutture private;
  • incredulità per il disinteresse degli amministratori locali nell’avanzare proposte realistiche
    sull’uso dei fondi PNRR da destinare all’assistenza sanitaria territoriale, alle case di comunità
    (strutture in cui opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di
    libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e potrà
    ospitare anche assistenti sociali) e agli ospedali di comunità (strutture sanitarie della rete
    territoriale a ricovero breve e destinate a pazienti che necessitano di interventi sanitari a
    media/bassa intensità clinica e per degenze di breve durata);
    auspica che, nel corso della commissione congiunta Busto-Gallarate del 7 luglio,
    qualcuno darà risposta a queste semplici domande:1) Quale modello architettonico è previsto per il nuovo ospedale? Secondo quali criteri è stato
    scelto? In che modo, a quali condizioni e con quali ricadute ambientali tale modello può trovare
    spazio nell’area prescelta di Beata Giuliana?
    2) Perché la Valutazione Ambientale Strategica si è fermata all’atto di avvio del procedimento,
    pubblicato il 31/01/2019?
    3) Per il nuovo ospedale si parla, oggi, di una spesa di 500 milioni di Euro. A quanto ammontano,
    effettivamente, i costi previsti? In che modo sono stati quantificati?
    4) Quali sono le prestazioni sanitarie previste nella nuova struttura che, a parere dei proponenti
    l’ospedale unico, non possono trovare spazio nelle strutture attuali? E’ stata valutata, in alternativa
    alla costruzione di un nuovo ospedale, la ristrutturazione degli ospedali esistenti e l’eventuale
    ampliamento dell’Ospedale di Busto Arsizio, secondo un’analisi costi-benefici?
    5) In che modo sono state valutate le ricadute sul servizio sanitario territoriale della riduzione dei
    posti letto, dai 952 delle attuali strutture ai 725 del nuovo ospedale, prospettata nel “Documento
    preliminare alla progettazione …” redatto in data 28 novembre 2019 dall’ASST Valle Olona?
    6) Premesso che i fondi PNRR non possono essere utilizzati per la costruzione di un nuovo
    ospedale, in che modo e con quali tempistiche Regione Lombardia intende accedere a tali fondi per
    migliorare il sistema sanitario nel territorio dell’ASST Valle Olona? In che modo tale previsione di
    utilizzo è legata alla realizzazione del nuovo ospedale?
    7) Il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli ha riferito, nel corso della riunione del consiglio
    comunale del 29 giugno 2021, che Regione Lombardia ha accantonato, al di là delle risorse PNRR,
    i fondi necessari per la costruzione del nuovo ospedale.
    Ma ciò non trova rispondenza né nella DGR 21 gennaio 2019 – n. XI/1166 di “Promozione
    dell’accordo di programma per la realizzazione del nuovo ospedale Busto Arsizio-Gallarate” (i
    fondi qui previsti sono da destinarsi per delibera CIPE ad “adeguamento alla normativa di
    prevenzione degli incendi, adeguamento sismico delle strutture sanitarie, ammodernamento
    tecnologico”), né nella DGR 3 marzo 2021 – n. XI/4385 “Determinazioni in ordine agli indirizzi di
    programmazione per gli investimenti in sanità per il periodo 2021-2028” (i fondi indicati, senza
    vincolo alcuno, sono riconducibili al PNRR e non sono perciò utilizzabili per la costruzione di un
    nuovo ospedale).
    E’ possibile sapere con quale atto di Regione Lombardia sono stati accantonati questi fondi?
    8) Se i soldi non ci sono, che tipo di speculazioni immobiliari si prospettano sulle aree degli attuali
    ospedali?
    9) Regione Lombardia ha chiesto la deroga al dibattito pubblico, ottenendo il parere positivo dal
    consiglio comunale di Busto Arsizio, perché la tempistica di questa innovativa forma di
    partecipazione sarebbe incompatibile con i vincoli temporali richiesti dall’accesso ai fondi PNRR.
    Qual è il cronoprogramma previsto per la sottoscrizione dell’Accordo di Programma, per la
    progettazione e per la realizzazione dell’ospedale unico?
    6 luglio 2021 Comitato per il Diritto alla Salute del Varesott

ACCAM e il suo inceneritore riguarda anche Gallarate

1 giugno 2021

La vicenda di ACCAM sembra non riguardare Gallarate. Come se l’inceneritore fosse in Brasile, come se noi non patissimo i cambiamenti climatici, come se anche Gallarate non fosse parte della società e quindi responsabile delle decisioni assunte.

I forni di ACCAM dovevano spegnersi entro il 2017.

Le motivazioni di allora per lo spegnimento sono le stesse di oggi: l’inceneritore è particolarmente vetusto ed inefficiente, in Lombardia ci sono più inceneritori che rifiuti da incenerire (tanto che la stessa Regione nel 2013 aveva pianificato la chiusura di ACCAM), si è ormai consolidata la consapevolezza della necessità di proteggere l’ambiente, tanto più in una zona dove i livelli di inquinamento dell’aria superano spesso i limiti massimi stabiliti.

Al suo posto sarebbe dovuta nascere la fabbrica dei materiali, un’attività di recupero a freddo non inquinante, che avrebbe alzato il livello della differenziata, avrebbe permesso di mantenere i posti di lavoro, avrebbe mantenuto il controllo pubblico in un settore, quello dei rifiuti, spesso al centro di indagini.

Poi, con l’attuale amministrazione di Gallarate, si è posticipata la chiusura al 2021. Allora, il sindaco Cassani rassicurava che la data era certa, che non era uno stratagemma per tenere in vita un inceneritore. Come volevasi dimostrare.

Quindi si è di nuovo posticipato al 2027. Ora non si parla più neppure di una data di chiusura.

Nel frattempo si è dato vita una New Company che dovrà gestire l’inceneritore. Di pochi giorni fa la notizia che anche CAP Holding ha autorizzato la partecipazione con AMGA e AGESP.

In coerenza con la passata dirigenza, sostituita a seguito delle indagini della Magistratura “Mensa dei poveri”, si procede senza trasparenza, benché la normativa preveda in caso di nascita di nuova società una consultazione pubblica che permetta di presentare osservazioni.

Non possiamo fare finta che quelle decisioni non ci riguardino. Il sindaco non può fare finta che quelle decisioni non lo riguardino e non riguardino i cittadini della propria città.

Chiediamo perciò all’amministrazione cittadina che anche a Gallarate si apra un dibattito pubblico, che permetta ai cittadini di conoscere quanto sta avvenendo, di potere prendere visione e analizzare la documentazione ed eventualmente presentare proprie osservazioni.

OFFICINA DI CURA URBANA