Scioperano i giovani per il clima. E noi lavoratori no?
Venerdì 24 settembre Fridays for future propone lo sciopero globale per il clima.
Lo fanno con appelli che rivolgono agli adulti, ai lavoratori e alle lavoratrici.
Lo fanno con la consapevolezza che il mondo del lavoro è un interlocutore “ineludibile”.
Così scrivono:
“Le due lotte, quella per un pianeta vivibile e quella per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, sono inscindibili. La necessaria conversione a un sistema ecologicamente sostenibile deve andare di pari passo con la tutela dei diritti dei lavoratori e delle fasce più deboli della popolazione, su cui si scarica il fardello dei costi ambientali. La transizione ecologica può funzionare solo se portata avanti rispettando i principi di giustizia sociale, ambientale e climatica. E contrariamente a quanto spesso si sente ripetere, creerà nuovo lavoro, un lavoro migliore per le persone e per il clima”.
Mi sarebbe piaciuto che la CGIL, che è il sindacato a cui sono iscritta, ma anche le altre forze sindacali, avessero ascoltato questo appello. Avessero proclamato uno sciopero generale e invitato i propri delegati a scendere in piazza coi giovani.
Non basta aderire al Global climate strike. Quando dei giovani proclamano uno sciopero globale, si sciopera.
Certo non sarebbe stato uno sciopero di massa, ma sarebbe stato un segnale forte.
Quante volte ci diciamo che i giovani non si avvicinano ai sindacati e alla politica? Ecco, una risposta chiara e forte al loro appello forse ci avrebbe avvicinato.
Intanto a Gallarate noi di Officina di cura urbana abbiamo deciso da che parte stare
Mi presento
Sono nata a Gallarate ormai 52 anni fa. Mi sono laureata in psicologia svolgendo diversi lavori precari. Per 20 anni ho fatto l’educatrice in strutture residenziali e diurne per persone con disabilità psichica: un lavoro meraviglioso che mi ha dato tanto. Ora lavoro presso un Comune, in ambito sociale.
Sono stata eletta delegata sindacale nel mio luogo di lavoro e sono iscritta all’ANPI e a Greenpeace.
Faccio parte del Comitato per il diritto alla salute del Varesotto, che da tempo si batte contro l’ospedale unico e la chiusura dell’ospedale di Gallarate, per una sanità pubblica territoriale.
Adoro la pizza. Ma mi piace aprirmi alle culture, ai saperi e ai sapori.
Non potrei vivere senza un cane al mio fianco, che ho sempre preso al canile.
A Gallarate sono stata consigliera comunale e assessora all’ecologia e alla partecipazione. Poiché vivo la politica come servizio, non sono mai stata coinvolta in faccende di tangenti e mense dei poveri. Dovrebbe essere scontato, ma di sti tempi, conviene dirlo.
PIU’ CHE ESASPERANTI, SIAMO ESASPERATE
Se hai la fortuna di avere una vita sessuale ricca, sei una troia. E te lo sei cercato l’insulto.
Se vai in giro di notte, magari con la minigonna, te lo sei cercato lo stupro.
Se te ne stai in casa, diventi esasperante. E te lo sei cercato il femminicidio.
Comunque vada è colpa tua. Sei nata donna e quindi te la sei cercata.
Infanghiamo la vittima, per giustificare il carnefice.
Altro che esasperanti, siamo decisamente esasperate.
PS Informo gli uomini che uccidono o maltrattano, gli uomini che giustificano altri uomini che picchiano o uccidono e la Palombelli che in Italia esiste il divorzio. Se trovi tua moglie, la tua compagna, la tua convivente esasperante, puoi chiedere il divorzio. Vale anche al contrario, per le donne. Ma quante notizie avete letto di moglie che uccidono il marito?
Una drag queen in città
Presentare idee, candidate e candidati con una drag queen?
La bizzarra idea di Officina di cura urbana ha scandalizzato il (per poco ancora) sindaco di Gallarate. Che non ha perso occasione per comportarsi da bulletto.
Cercare invece di praticare la politica, tenendo insieme pensiero e ironia, spingendo a riflettere insieme ad una risata, divertendo e divertendosi, indica l’attenzione al benessere, al ben – essere ovvero allo “stare bene” ed “esistere bene“.
Al ben-stare di tutti e tutte. Affermando il diritto di ciascuno e ciascuna a mostrarsi come si è, colorate, esagerate, ma soprattutto libere. Sovvertendo i tradizionali dogmi imposti dal patriarcato.
Affermando, in una società in continuo mutamento, la necessità di liberarsi da pregiudizi e stereotipi che faticano a sparire.
E facendolo non con un noioso pippone, ma con una divertente serata artistica.
ECCO CHI VUOLE L’OSPEDALE UNICO
Le carte vengono scoperte. Cattaneo, venuto a Gallarate a sostegno della lista di Lozito, che sostiene Cassani, parla dell’ospedale unico come di opportunità.
Opportunità per chi?
Non certo per noi cittadini e cittadine che abbiamo bisogno di cure. Ospedale unico significa chiudere l’ospedale di Gallarate e lasciarlo progressivamente morire (mentre si smantella anche l’ospedale di Somma Lombardo), un solo pronto soccorso, meno posti letto, liste di attesa più lunghe.
Forse invece è una bella opportunità per la sanità privata, che Regione Lombardia, Lega, Fratelli d’Italia e compagnia già foraggiano abbondantemente, per poi non avere abbastanza risorse per la sanità pubblica.
Al di là dunque del temporeggiare in campagna elettorale di Cassani, improvvisamente diventato dubbioso dopo avere sostenuto l’ospedale unico, mettendo gli interessi di partito al di sopra degli interessi della città, diventa evidente che il sostegno all’ospedale unico continua.
Tutto ciò, ricordando che dell’ospedale unico si parla anche nelle intercettazioni sugli indagati coinvolti in un sistema di tangenti, finanziamenti illeciti, nomine e appalti pilotati in Lombardia.
Consumare il futuro
E’ quello che facciamo da oggi.
Oggi è l’Earth Overshoot Day. Oggi abbiamo terminato di consumare tutte le risorse che il pianeta riesce a produrre in un anno. Per i prossimi 5 mesi, consumiamo il futuro.
Quando vediamo i fiumi cancellare case e vite, quando disastrose grandinate distruggono auto e raccolti (428 grandinate quest’estate dice Coldiretti, record dell’ultimo decennio), quando insetti di altri continenti distruggono boccioli di rose e interi boschi, quando i cinghiali scendono nelle strade e spiagge, quando un virus passa dall’animale all’uomo causando una pandemia mondiale, quando succede questo non è sfiga, non è destino.
E’ conseguenza dell’uso dissennato dell’ambiente, dello sfruttamento irresponsabile del territorio, della ricerca del profitto che si mangia il nostro futuro, della tangente per continuare a costruire edifici che nessuno abita.
A livello globale, nazionale e cittadino.
E’ conseguenza di scelte che facciamo, di comportamenti che agiamo, di silenzi complici che lasciano fare perché così fan tutti, di voti dati in cambio di favori.
O cambiamo o moriremo. E sarà presto.
Chi è stato a Genova non può dimenticare
Dopo 20 anni pensavo di avere rielaborato la paura e la rabbia. Invece a riparlarne e a rivederne le immagini tornano con la stessa forza.
Avevamo ragione e stavamo costruendo un consenso ampio, popolare. Lo sentivamo e lo vedevamo nella stessa Genova, con l’enorme manifestazione di sabato nonostante l’assassinio di Carlo Giuliani. Lo vedevamo dalle mutande appese alle finestre, dagli applausi e dall’acqua gettata dalle finestre a lenire un caldo infernale, dal sentirci insieme al di là delle tante appartenenze.
Per questo hanno voluto annientarci. Per questo hanno fatto della Costituzione carta straccia. Per questo hanno manganellato e manganellato e manganellato. Non gli è bastato uccidere un ragazzo. Hanno voluto anche assalire una manifestazione autorizzata, picchiare, umiliare, ferire nel corpo e nello spirito.
CI sono riusciti. Manifestare non è più stata la stessa cosa. Incontrare un carabiniere per strada non è più stata la stessa cosa. Ancora oggi, quando vedo una divisa, mi irrigidisco, attraverso la strada, mi metto in sicurezza.
Ancora oggi rivedo il ragazzo col braccio rotto trasportato da suoi compagni, la signora accasciata piangente col volto sanguinante, le mani bianche che diventano rosse a tentare di proteggere ferite.
Ancora oggi vedo gli sguardi impauriti, a chiedersi se stava davvero accadendo. Sento i fiatoni per le corse infinite a fuggire il manganello e le botte. Sento le urla di chi è rimasto indietro e viene colpito. Sento i genovesi chiamarci, aprire i portoni delle case per proteggerci.
Ma anche questo non è bastato. Hanno voluto anche massacrare alla scuola Diaz e a Bolzaneto, inventare prove inesistenti, mentire per giustificare la carneficina. Al canto di faccetta nera, ubbidivano a ordini incostituzionali, sporcando l’Italia col sangue e col fascismo mai sopito.
E come allora, torno a piangere. Per la paura e la rabbia. Per l’ingiustizia subita e non riconosciuta dallo Stato italiano. C’è voluta la Corte europea dei diritti umani per riconoscere che ci fu tortura. TORTURA.
E come allora non mi arrendo. Per Carlo, per i tanti picchiati al corteo, per i torturati di Bolzaneto. Per un mondo migliore, di cui oggi c’è ancora tanto più bisogno.
ACCAM e il suo inceneritore riguarda anche Gallarate
La vicenda di ACCAM sembra non riguardare Gallarate. Come se l’inceneritore fosse in Brasile, come se noi non patissimo i cambiamenti climatici, come se anche Gallarate non fosse parte della società e quindi responsabile delle decisioni assunte.
I forni di ACCAM dovevano spegnersi entro il 2017.
Le motivazioni di allora per lo spegnimento sono le stesse di oggi: l’inceneritore è particolarmente vetusto ed inefficiente, in Lombardia ci sono più inceneritori che rifiuti da incenerire (tanto che la stessa Regione nel 2013 aveva pianificato la chiusura di ACCAM), si è ormai consolidata la consapevolezza della necessità di proteggere l’ambiente, tanto più in una zona dove i livelli di inquinamento dell’aria superano spesso i limiti massimi stabiliti.
Al suo posto sarebbe dovuta nascere la fabbrica dei materiali, un’attività di recupero a freddo non inquinante, che avrebbe alzato il livello della differenziata, avrebbe permesso di mantenere i posti di lavoro, avrebbe mantenuto il controllo pubblico in un settore, quello dei rifiuti, spesso al centro di indagini.
Poi, con l’attuale amministrazione di Gallarate, si è posticipata la chiusura al 2021. Allora, il sindaco Cassani rassicurava che la data era certa, che non era uno stratagemma per tenere in vita un inceneritore. Come volevasi dimostrare.
Quindi si è di nuovo posticipato al 2027. Ora non si parla più neppure di una data di chiusura.
Nel frattempo si è dato vita una New Company che dovrà gestire l’inceneritore. Di pochi giorni fa la notizia che anche CAP Holding ha autorizzato la partecipazione con AMGA e AGESP.
In coerenza con la passata dirigenza, sostituita a seguito delle indagini della Magistratura “Mensa dei poveri”, si procede senza trasparenza, benché la normativa preveda in caso di nascita di nuova società una consultazione pubblica che permetta di presentare osservazioni.
Non possiamo fare finta che quelle decisioni non ci riguardino. Il sindaco non può fare finta che quelle decisioni non lo riguardino e non riguardino i cittadini della propria città.
Chiediamo perciò all’amministrazione cittadina che anche a Gallarate si apra un dibattito pubblico, che permetta ai cittadini di conoscere quanto sta avvenendo, di potere prendere visione e analizzare la documentazione ed eventualmente presentare proprie osservazioni.
OFFICINA DI CURA URBANA